di Andrea Bentivegna
VITERBO - Dar fuoco ad una telecamera è un atto di inciviltà inqualificabile ma danneggiarne due in pochi giorni giorni assomiglia ad una dichiarazione di guerra.
Il messaggio è chiaro ed inequivocabile il centro storico di Viterbo deve rimanere così com’è, con strade percorse da automobili e piazze utilizzate come parcheggi.
Di fronte ad una tale incomprensibile follia sarebbe facile puntare il dito contro la presunta mentalità dei nostri concittadini, e rassegnarsi al fatto che questa città non potrà ai cambiare perché sono i suoi stessi abitanti i primi a non volerlo. Ma sarebbe un errore, e per di più segnerebbe la vittoria di quei quattro imbecilli che notte tempo si sono resi protagonisti di questo gesto.
Il fatto è che la città si trova ora, dopo anni di indifferenza politica, di fronte ad un provvedimento che non si può più rimandare, questo è chiaro anche a chi ha provato ad impedirlo.
Non si tratta di una questione politica e nemmeno ideologica, non si vogliono demonizzare gli automobilisti né danneggiare i commercianti. No, piuttosto l’obiettivo è quello di difendere una città e la sua storia.
Sarebbe come possedere un prezioso dipinto di Raffaello e utilizzarlo come scrivania per lavorare al computer. Una follia.
Siamo letteralmente circondati da un meraviglioso tesoro e l’unica cosa che riusciamo a farne è calcolare quante macchine ci si posso parcheggiare?
Per questo motivo la presa di posizione di molti politici che hanno giustamente e prontamente condannato l’accaduto, facendo, come si dice in questi casi, quadrato attorno al Comune in difesa dell’ordinanza, e dimostrando unità d’intenti pure in un momento in cui la compattezza non è la caratteristica che meglio descrive questa amministrazione, non può bastare. Ci sentiremmo di condividerla se non fosse per il fatto che questa monolitica sintonia proclamata a suon di comunicati stampa non trova riscontro in una visione strategica della città condivisa. Mi spiego meglio.
Fermo restando che la chiusura del centro storico sia una decisione sacrosanta e deve essere un provvedimento immediato, che dire su tutto il resto? Sulla condizione di degrado delle fontane, sul decoro, sull’illuminazione, i rifiuti, la pressoché totale mancanza di panchine, le antenne e le parabole satellitari selvagge, le orrende porte in alluminio anodizzato e non ultimo, l’inciviltà di una parte di coloro che il centro storico lo frequentano.
Insomma non ci si può indignare contro gesti tanto deprecabili e ignorare il resto. Non possono bastare bastare dei varchi, peraltro posizionati in modo scellerato, e i tanto celebrati progetti del Plus per considerare il lavoro fatto sin qui sufficiente.
La guerra dei varchi è una battaglia culturale che non può essere affrontata in modo episodico ma deve essere ''combattuta'' giorno per giorno, a tutto campo, in ogni angolo del centro e non solo nelle piazze ''da cartolina'', con l’obiettivo di rendere i cittadini i primi, convinti, sostenitori di questa nuova visione.